Ehi tu! Sì dico a te. Qui si spacciano libri, mica robaccia. Pagamento? Baratto: consigli per altri consigli, idee per idee. E alla fine, nessuno sarà lo stesso di quando è arrivato.

venerdì 15 gennaio 2016

Iniziare con... Virginia Woolf

La rubrica “Iniziare con…” nasce con lo scopo di fornire spunti utili per iniziare a scoprire alcuni autori partendo dal “Libro giusto”. Spesso quando non si conosce un autore, soprattutto per i classici, si fa un po’ fatica a scegliere da cosa iniziare, e da amici lettori e conoscenti mi viene rivolta la fatidica domanda “Da quale mi consigli di iniziare?”, così ecco un rubrica ad hoc.
Iniziamo con un’autrice che adoro e di cui ho letto buona parte della bibliografia, senza contare che mi ha appassionato così tanto da decidere di incentrare su di lei la tesi della triennale (Sì, non esagero, mi piace davvero tanto!!!).
Di chi stiamo parlando? Scopritelo!

INIZIARE CON…
VIRGINIA WOOLF

Saggista e romanziera di ampia fama, Virginia Woolf si rivela essere di frequente una lettura un po’ ostica, soprattutto a primo assaggio. Quindi perché farsi spaventare dal primo incontro invece di scegliere il libro adatto alle vostre esigenze? A mio avviso è davvero un’autrice fantastica, con tematiche forti e profonde e con un amore per la scrittura da lasciare incantati. Per non parlare del fatto che abbia lavorato tutta la vita alla ricerca dello stile giusto, della tecnica di scrittura adatta a far emergere l’animo umano. Non potete lasciarvela sfuggire per paura di iniziare!

N. B. Non vi consiglierò i classici come “Mrs. Dalloway”, “Gita al faro” o “Una stanza tutta per sé” per una semplice ragione: che possiate amarli oppure no, probabilmente nella vostra vita vi saranno già stati consigliati o li avrete visti nelle librerie miliardi di volte, se non li avete ancora presi vuol dire che non stuzzicavano affatto la vostra curiosità e non ho intenzione di proporvi letture della serie “è un classico, va letto”, ma libri che possano davvero entusiasmarvi e farvi avvicinare ad un autore che conoscete ancora poco.

Quindi ecco a voi tre libri da cui potreste iniziare.


1. Notte e giorno – per chi cerca un romanzo

Il peggio è che non aveva alcun talento per la letteratura. Non le piacevano le belle frasi. Aveva persino una naturale antipatia per quel procedimento d’auto analisi, quel perenne sforzo di capire i propri sentimenti ed esprimerli con parole eleganti, appropriate e vigorose; il che costituiva invece una parte tanto importante della vita di sua madre. Lei, al contrario, era portata al silenzio; disdegnava farsi conoscere attraverso i discorsi, figurarsi dunque per iscritto.
Questo il ritratto di Katharine Hilberty, il ritratto di un nuovo frammento di Virginia Woolf.
Anima solitaria, Katharine non vuole invenzione, immaginazione, solo realtà. All’amato, se così si può chiamare il personaggio che lo rappresenta e con cui intesse una complessa storia d’amore caratterizzata da sentimenti controversi, confessa di non volere assolutamente che lui inventi storie su di lei, che fantastichi sul suo conto, individuando in ciò “l’origine di tutti i mali”, “la ragione della nostra solitudine ”.
Come Virginia, Katharine è attratta dall’indipendenza, dal mondo impegnato e vivo di Mary, attivista nella campagna di emancipazione femminile. Ma come Katharine, anche Virginia non vuole invischiarsi in questa lotta, non direttamente (lo farà solo negli ultimi anni della sua vita): ha le sue idee e nei suoi incontri con i personaggi, reali o del romanzo, non perde occasione per dare voce a tali riflessioni. Ma muoiono qui, come la protagonista, Virginia è troppo immersa nella sua vita, nel suo lavoro. Non è un caso che Katharine sia cresciuta tra i libri, con il retaggio familiare della scrittura, con una biografia da scrivere, che tuttavia, nonostante costituisca un punto di contatto con la figura materna, sembra gravare su di lei: Katharine vuole altro, vuole una strada che sia propria e allo stesso modo Virginia vuole creare un proprio percorso.
Notte e giorno per la sua autrice è un esperimento: non è importante la trama, gli eventi della narrazione sono marginali, ciò che conta è il mondo interiore dei personaggi, le sensazioni e le emozioni che ciascuno prova. Soprattutto, Virginia, indaga la differenza stridente tra come si appare e ciò che si è, cerca di scavare affondo nella psiche del personaggio, nella verità dell’Io. Eppure odia l’introspezione, ma proietta la necessità di conoscersi sui personaggi.
 “Ti giuro che adesso, in questo preciso istante, ti vedo esattamente come sei. Nessuno ti ha mai conosciuta come ti conosco io… avresti potuto mai tirare giù quel libro proprio adesso, se non ti conoscessi?”
“É vero”, rispose lei, “ma non puoi sapere quanto mi senta divisa… quanto mi trovi a mio agio con te e quanto sia sconcertata. L’irrealtà… il buio… l’attendere fuori nel vento… sì, quando tu mi guardi senza vedermi, e neanch’io ti vedo…vedo però”, proseguì in fretta cambiando posizione e aggrottando di nuovo la fronte, “una gran quantità di cose, ma non te.” […] Ma lei non riusciva a tradurre in parole la sua visione, perché non era un’unica forma a colori su un fondo buio, ma piuttosto un’eccitazione generale, un’atmosfera e, quando cercava di visualizzarla, prendeva le sembianze di un vento che sferzasse le pendici delle colline settentrionali e gettasse bagliori sui campi di grano e le pozze d’acqua. “Impossibile”, sospirò ridendo per l’assurda idea di tradurre ciò in parole. […] “Mi sto esprimendo in un linguaggio insensato… Quel genere di linguaggio insensato che si parla con se stessi.” Era sgomenta per l’insieme di desiderio e disperazione che vedeva sul volto di Ralph. “Stavo pensando una montagna nell’Inghilterra settentrionale”, azzardò. “No, è troppo stupido… Non ho intenzione di continuare. […] Non ti posso spiegare.”  No, non poteva spiegare che lassù era del tutto sola. “Non è una montagna nell’Inghilterra settentrionale. E’ un’immagine fantastica…una storia che si racconta a se stessi.

Intrecci di storie d’amore e vite familiari, passionali o concrete, vibranti nella loro autenticità, con tutta la paura di inciampare in un sentimento nuovo, sconosciuto, che mette soggezione e viene visto come un limite, ma si scoprirà essere invece una possibilità di essere completamente se stessi.
Una storia che merita di essere letta, che ha il sapore dei romanzi delle sorelle Bronte e della Austen, romanzi introspettivi in un ambiente che guardava alla superficie.

 “Pensavo a te… sì, lo giuro. Sempre a te, ma assumi forme così strane dentro di me. Hai distrutto la mia solitudine. Devo dirti come ti vedo? No, dimmelo tu… dimmi tutto dal principio”

 2. Diario di una scrittrice – per chi desidera conoscere Virginia dall’interno

I diari sono i compagni più fedeli e instancabili dell’autrice. In questa raccolta, realizzata dal marito Leonard, possiamo assaporare realmente lo spirito tormentato di Virginia, come donna, come persona, come anima combattuta, ma soprattutto come incontentabile scrittrice, alla ricerca dello stile perfetto, che progetta e crea una storia dopo l’altra, che si lancia all’interno della scrittura e sfugge dal mondo.

Non spenderò troppe parole su questo libro, ma personalmente è stata una lettura impareggiabile. Un’occasione per sentirsi lì, accanto a lei, nella sua stanza, tra il letto in cui si disperava durante le sue emicranie e lo scrittoio su cui avidamente scriveva fino allo strenuo delle forze.

Sto cercando di dire a quella me stessa che forse leggerà un giorno queste righe che so scrivere molto meglio; che in queste pagine non spreco tempo; che le proibisco di consentire a occhi umano di leggerle. E ora posso aggiungere il mio piccolo complimento, e cioè che hanno un loro vigore spericolato e talvolta fanno centro in bersagli impensabili. Ma quel che più conta è la mia convinzione che l’abitudine di scrivere così, solo per il mio occhio, è un buon esercizio. Scioglie le giunture. […] Per di più mi appare in lontananza l’ombra di non so che forma alla quale potrebbe giungere un diario. Potrei, con l’andar del tempo, imparare che cosa si può farne, di questa materia di vita slegata e vagante; trovarvi un altro uso oltre quello per cui la impiego adesso, tanto più consapevolmente e scrupolosamente, nella narrativa. Che tipo di diario vorrei fosse il mio? Un tessuto a maglie lente, ma non sciatto; tanto elastico da contenere qualunque cosa mi venga in mente, solenne, lieve o bellissima. Vorrei che somigliasse a una scrivania vecchia e profonda o a un ripostiglio spazioso, in cui si butta un cumulo di oggetti disparati senza nemmeno guardarli bene. La vita è, per dirla con cura e misura, una faccenda stranissima; ha in sé l’essenza della realtà. Lo sentivo da bambina; una volta non riuscivo a superare una pozzanghera, perché pensavo: “Che strano; che cosa sono io?”, ecc. Ma scrivendo non raggiungo nulla. Tutto ciò che voglio fare è prendere nota di un curioso stato d’animo. Azzardo l’ipotesi che si tratti di quell’impulso che è dietro un nuovo libro.

 3.  Le onde – per i più ardimentosi

Le onde è un libro sul tempo, e in una visione più ampia è una allegoria della scrittura, del suo amore per lo stile, per la forma, per cui aveva sempre usato la metafora delle onde. In quest’opera ciò che conta è il ritmo, sopra ogni cosa. Il titolo originale era stato Le falene, dall’idea per cui ciascun personaggio viene attratto da un’idea, da un’immagine particolare attorno alla quale ruotano i pensieri. Ma il ritmo delle onde prevale, il ritmo della scrittura si manifesta, e lo fa attraverso il superamento del monologo interiore. Raggiunge l’impersonalità in quanto i sei personaggi non sono individui, persone, ma simboli di vari aspetti dell’essere umano. Il soliloquio dei personaggi, dove i pensieri coscienti si accavallano con le immagini che fanno da sfondo e di cui anche i protagonisti sono inconsapevoli, si alterna ad intermezzi lirici che evocano l’amore per la lingua greca, la lingua di Antigone che compare nell’opera, intraducibile.
“-disse-” è l’unico modo in cui interviene Virginia nel romanzo, mentre ciò che i personaggi dicono, pensano o fanno si unisce nel loro flusso di parole. Virginia, però, lascia tracce di sé in ciascuno, come in Rhoda, che fissa la sua bacinella di acqua piena di petali bianchi, in cui rivede barche che navigano tra le onde; con esse gioca aggiungendovi oggetti, un ramo per una zattera, un sasso per vederlo risucchiato dall’acqua, una nave sola che è la sua rimane, solitaria, un faro da aggiungere nel mezzo. È Neville quando egli rievoca un ricordo di Virginia, l’uomo ucciso di cui aveva sentito parlare nella cucina, e il suo panico nel fissare il tronco dell’albero che si deforma. È Jinny (così la chiamava Leslie Stephen) che si guarda allo specchio, contemplando la sua magrezza, e non si piace. E così anche Rhoda, che lo specchio non vuole neppure vederlo, perché lei non è come le altre ragazze, lei non esiste, non è reale, lei viene scossa dalla “violenza dell’emozione” . Come Bernard, è stravagante, fa sempre tardi, si perde nelle proprie riflessioni, ma come Virginia, anche lui, viene accettato, viene perdonato, perché incarna colui che racconta le storie. Come Susan, Virginia “di ciò che più odia farà immagine e le seppellirà” ; Susan usa la terra, Virginia la scrittura, seppellisce le sue immagini nelle parole, perché attraverso di esse può porre fine ai pensieri che la tormentano.
Virginia raggiunge l’obiettivo: con Le onde crea il romanzo che più riesce ad esprimere il suo stile. Ci riesce proprio perché qui compaiono i temi e le immagini che per tutta la vita l’avevano ossessionata, le sue memorie di bambina, di scrittrice, di donna, appare la sua percezione della realtà, quel suo intenso sentire che l’ha spinta verso la necessità della scrittura.

Spero che questo primo appuntamento vi sia piaciuto e possa costituire un'occasione per avvicinarsi ad un autore con un'idea più chiara su cosa scegliere, ma soprattutto con quello spirito di curiosità e avventura che sprona ad ogni lettura!

5 commenti:

  1. Come sai bene non ho mai terminato nessun lavoro della Woolf. Prenderò nota dei tuoi suggerimenti, magari mi faranno comodo in futuro ;)

    RispondiElimina
  2. Virginia Woolf ha rappresentato il mio primo approccio con la letteratura; l'ho conosciuta quando ero al liceo, e, studiandola, me ne sono innamorata. Confesso di averla un po' messa da parte ultimamente, ma intendo assolutamente rimediare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Saggia scelta! *___* La si riscopre ogni volta in una luce nuova. Sarà un'esperienza bellissima per te ritrovarla. Fammi sapere come va e cosa sceglierai! :)

      Elimina