Ehi tu! Sì dico a te. Qui si spacciano libri, mica robaccia. Pagamento? Baratto: consigli per altri consigli, idee per idee. E alla fine, nessuno sarà lo stesso di quando è arrivato.

giovedì 2 giugno 2016

Aprile #4

Aprile #4

Questi ultimi due mesi sono stati pieni di impegni, di qualche preoccupazione, e soprattutto di tanto studio in vista della tesi, quindi spero che il nostro caro Luigi mi perdonerà per essermi arretrata con il progetto Novelle per un anno già dopo quattro mesi. Ma insomma, la vita è così. L'importante è tornare in attività!
E dunque, ecco. 
"Questo" mese le novelle lette sono state:

  1. Pianto segreto
  2. Il ventaglio
  3. Il tabernacolo
  4. La disdetta di Pitagora
  5. La signora Speranza
  6. Nel segno
  7. La veglia
  8. Sua Maestà
  9. La buon'anima
  10. Le medaglie
  11. Una voce
  12. La mosca
  13. La fedeltà del cane
  14. Formalità
  15. Il "fumo"
  16. Scialle nero
LA PREFERITA DEL MESE
Sarà che ho un debole per i racconti ambientati nelle campagne, sarà che sono una che si lega più ad un albero o ad un paesaggio che ad una città o una casa, sarà che qui Pirandello ha messo ancora più del suo parlando della terribile pandemia di zolfare che imperversavano nella sua Sicilia, distruggendo campagne, oliveti, terreni e colline, ma "Il fumo" è stata senza dubbio una novella toccante. All'inizio un po' intricata, poi via via sempre più delineata, facendo tornare a coincidere tutti i tasselli disseminati durante il racconto. 

In generale...
Posso dire che quello che mi ha colpita di più durante le 16 letture è stato il modo in cui l'autore mi ha concesso di affezionarmi ai personaggi. In poche pagine si rivelano interi mondi, universi dentro ciascuno, le loro speranze, i loro turbamenti, perfino gli intricati pensieri che creano il vero trambusto sulla scena, mettendo in moto una serie di eventi che si è sempre curiosi di riuscire a comprendere fino in fondo.
Mi batteva il cuore durante "Una voce", assolutamente poetica, in cui un uomo cieco si innamora della voce che si prende cura di lui, e lei terrorizzata di divenir volto e perdere il fascino immortale che ormai ha acquisito nel mondo dell'altro; ridevo ed ero al contempo perplessa tra le pagine de "La Signora Speranza", un matrimonio per finta, che però è proprio vero, sì, ma per gioco; e ho riso ancora, con quella nota un po' amara che Pirandello concede alle sue opere, durante "La buon'anima", dove il confronto con l'ex marito defunto diventa così assurdo da risultare grottesco.

Citazioni che ci piacciono

  • "Ma questa prova non cercata, non voluta, gli s'era offerta da sè in una di quelle occasioni, in cui la natura umana spezza e scuote ogni impostazione, infrange ogni freno sociale e si scopre qual è, come un vulcano che per tanti inverni si sia lasciato cader neve e neve e neve addosso, a un tratto rigetta quel gelido mantello e scopre al sole le fiere viscere infuocate."
  • "La vita a chi resta, la morte a chi tocca!"

Aneddoti di una lettrice un po' disturbata
Ultima novella da leggere prima del post: "Lo scialle nero". Tempo a disposizione: assente, dovendo andar via per tre giorni. Allora, ecco, l'idea geniale. Scattare foto a tutte le pagine della novella e portarla con me, da leggere sul cellulare, al posto del tomo pirandelliano. Idea grandiosa dato che lo schermo è abbastanza grande.
Il mio Lui torna dal lavoro, mi guarda: "Che stai facendo?".
"Eh, leggo." E gli spiego.
"Lo scialle nero! Il famoso! Non la trovi su internet?"
"Ma non si trovano mica tutte!" (mi arrabbio solo perché non ci avevo nemmeno provato)
"Ma guarda che io la conosco..."
"Certo, come no, ma mica è una novella così famosa..." (Mi sganascio dalle risate, lo derido, prendo in giro, sfotto, insomma cose carine, no?...)
"Guarda."
Ed ecco, dal comodino tira fuori una raccolta di novelle dall'incredibile titolo di "Scialle nero". -.-
Oltre al danno, la beffa, come direbbe Luigi, dato che l'ho avuta in giro per casa per mesi, prima di decidermi ad iniziare con questo progetto ma dalla mia raccolta.
Sono un caso disperato. (E con un Lui che al momento mi deride per averlo deriso.)

venerdì 20 maggio 2016

Il sapore dei libri #3 - Italo Calvino

Italo Calvino e il bosco alle nocciole


Il Sapore dei Libri arriva anche questo mese, sebbene un po' in ritardo. Per questo nuovo appuntamento io e la nostra immancabile Ciliegina sulla torta abbiamo optato per un autore italiano. Non so voi, ma tra le mie letture scarseggiano autori della nostra patria, soprattutto contemporanei. In compenso ho una predilezione per Pirandello (ma va', non ve ne siete mica accorti nei miei miliardi di riferimenti e rubrica dedicata?) e Calvino.
Visto che del mio caro Luigi ve ne parlo spesso, adesso mi sembra giunto il momento di pensare a Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de la Habana, 15 ottobre 1923 - Siena, 19 settembre 1985) . Tra l'altro mi sembra calzare bene con il mese di maggio, primaverile, fresco, un po' fiabesco.
Benché si sia dedicato per gran parte della sua vita ad opere di carattere politico, influenzate senza dubbio dalla sua esperienza come partigiano, è alla sua produzione di stampo narrativo e sognante che mi voglio dedicare in questo post.
Molti di voi conosceranno la Trilogia "I nostri antenati", costituita da Il visconte dimezzato, Il Barone Rampante e Il Cavaliere inesistente. Già qui Calvino si insinua nel mondo dell'allegorico, con scenari fiabeschi, storie bizzarre e immerse in uno scenario fantastico, a tratti pessimista e ad altri spumeggiante di un'energia di ribellione tale da animare anche i più sedentari.
Calvino però non si è dedicato solo a questa avvincente trilogia di personaggi improbabili, nella sua produzione troviamo anche un paio di opere che mi sento di consigliarvi per esplorare lo stile di questo autore.

Il romanzo consigliato:
In mezzo a un fitto bosco, un castello dava rifugio a quanti la notte aveva sorpreso in viaggio: cavalieri e dame, cortei reali e semplici viandanti. Passai per un ponte levatoio sconnesso...
Il castello dei destini incrociati. Non lo conoscete? Bene, allora mettetevi comodi e gustatevi questa esperienza che non ha nulla di prevedibile. Geniale, fantasioso, affascinante. Attraverso le carte dei tarocchi, l'autore racconta le vicende dei personaggi che incrociano i loro destini in un castello dove si incontrano. Ogni pagina è arricchita dalla raffigurazione dei tarocchi che di volta in volta vengono voltati per dar voce ai personaggi che hanno perso, tra le mura del palazzo, l'uso della parola.

La raccolta: Di Calvino ho poi una raccolta, in un'edizione che adoro, di favole italiane. La struttura è quasi sempre la stessa, un po' ripetitiva, ma come tutte le narrazioni di questo genere non ci si svincola troppo dalle figure cardine e dalle vicende cruciali. Eppure, se amate i racconti, se volete conoscere la tradizione della nostra terra, le nostre storie, la voce del nostro popolo, ecco, questa raccolta fornisce una lente di ingrandimento sul passato e sull'universo ancestrale dell'Italia, fatta di campi sconfinati, di terre da coltivare, di boschi in cui perdersi e di principi e principesse alle prese con mirabolanti avventure.
«Ogni paese, – pensò, – anche quello che pare più ostile e disumano, ha due volti; a un certo punto finisci per scoprire quello buono, che c'era sempre stato, solo che tu non lo vedevi e non sapevi sperare.» 

La citazione: Quello che vi propongo oggi è uno degli incipit, a mio parere, più accattivanti di sempre, un invito al lettore che non ha eguali. Tratta da "Se una notte d'inverno un viaggiatore". Mettetevi comodi, Calvino inizia a raccontare.
Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.

La ricetta di Chiara Creare allegorie tra i fornelli potrebbe sembrare insolito, complesso (e direi proprio che lo sia!) ma ecco che ancora una volta Chiara mi stupisce assecondando le mie richieste un po' insolite e accettandole come sfide da cui non si lascia scoraggiare neppure per un momento (nemmeno quando avvengono inaspettati incidenti di percorso, come una torta distrutta!). Così anche questo mese è riuscita a ideare una ricetta ad hoc per il nostro simbolico Calvino: torta giardino con mousse al cioccolato bianco, lime e fragole.

mercoledì 18 maggio 2016

Iniziare con... I classici russi

INIZIARE CON... I CLASSICI RUSSI


Non ho mai sentito una particolare spinta verso la letteratura russa. Mi ci sono cimentata un paio di volte, tra “Guerra e Pace”, che ho tristemente abbandonato all’ultimo volume, e “Memorie dal sottosuolo”, che invece ho apprezzato molto, benché di tanto in tanto avrei gradito più oscurità e meno rimugginio. Ma poi ecco che mi si presenta un’occasione imperdibile. Una blogger con cui ho avuto modo negli ultimi anni di parlare spesso e confrontarmi riguardo diverse tematiche, ha proposto un Gruppo di Lettura a tema “I classici russi”.
Antonella, blogger di If you have a garden and a library,you have everything you need, è un’amante della letteratura russa e sapevo che non mi sarei pentita di iniziare questa avventura sotto la sua guida. In effetti non solo non me ne sono pentita ma ne sono stata conquistata! Così per questo nuovo appuntamento di “Iniziare con…” vorrei proporvi un’intervista alla creatrice di questa fantastica idea che ha reso una tipologia letteraria a volte ostica, e l’ha resa accattivante e divertente, attraverso la scelta di tre libri, molto brevi e ben strutturati in grado di conquistare anche chi come me, con i russi non è partito proprio con il piede giusto.


1. Come ti sei avvicinata alla letteratura russa?
Mi sono avvicinata alla Letteratura Russa in maniera del tutto casuale. Mi spiego. Uno dei miei libri preferiti in assoluto è “Il cavaliere d’inverno” di Paullina Simons; in questo libro vengono citati alcuni grandi poeti del mondo russo e le loro opere. Un bel giorno mi sono detta “Perché non leggere quello che leggono i protagonisti del libro!?”. Ho così iniziato a documentarmi e a chiedere in giro per vari forum e pagine Facebook da dove iniziare. Le risposte sono state davvero tante e varie. I più mi suggerirono di cominciare da Bulgakov e così feci. Solo che iniziai di botto con “Il Maestro e Margherita”, peraltro una lettura consigliatissima, invece che iniziare con qualcosa di breve e meno impegnativo. Il resto è venuto da sé.
2. Perché, a tuo parere, a molti lettori risulta difficile accostarsi a zio Lev (come ormai è stato ribattezzato durante il GdL) e compagnia?
La Letteratura Russa spaventa, credo, a causa di una leggenda metropolitana che etichetta tutte le opere di questa categoria come noiose, obsolete e pesanti (sia per mole che per contenuti). Il risultato finale è che molti hanno paura ad approcciarsi al mondo russo e provano una specie di reverenza al negativo verso i personaggi di questa faccia della letteratura. A molti è capitato di vedersi assegnato durante gli anni liceali un romanzo russo da leggere per le vacanze estive (a me capitò almeno!, mi venne assegnato “Delitto e Castigo” di Dostoevskij e per me fu un trauma e non ho ancora avuto il coraggio di rileggerlo) e per pochi è stata una bella esperienza. Quindi poi, si sa!, tra lettori si parla e si sparla e se non uno ma molti ti dicono che i russi sono pesanti e noiosi il risultato è scontato: non li leggi! Io penso sia tutto qui, frutto di leggende e passaparola. Se un lettore si approccia nel mondo giusto a questa letteratura se ne innamora perché è ricca, vera e ancora attuale.
3. Hai scelto tre libri che ho apprezzato tantissimo, come mai hai selezionato proprio questi per il Gruppo di Lettura?
Come detto, io mi sono avvicinata da sola alla Letteratura Russa e non è stato facile iniziare con un romanzo corposo e impegnativo. Quando ho pensato al gruppo di lettura ho anche pensato non fosse giusto proporre subito un’opera impegnativa, ma che fosse più adatto cominciare con qualcosa di breve e alla portata di tutti così che proprio tutti potessero portare a termine la lettura e tirare le proprie conclusioni. I racconti brevi sono stati quindi la scelta più ovvia e sensata per entrare in un mondo nuovo senza costrizioni e pesantezza.
4. Conosciamoli un po’ meglio. Cosa puoi dirci di accattivante su… “Le notti bianche” “La morte di Ivan Il’ic” “Le uova fatali”.
“Le notti bianche” di Fedor Dostoevskij. Se pensate che la friendzone sia un’invenzione dei nostri giorni, il Sognatore vi farà ricredere! E poi, una ventata di romanticismo ci vuole.
La morte di Ivan Il’ic” di Lev Tolstoj. Come si fa a descrivere davvero la Morte? Il modo migliore è vederla attraverso gli occhi di chi sta morendo. Un racconto esemplare.
Le uova fatali” di Michail Bulgakov”. Bulgakov ha uno stile tutto suo. La satira è presente in tutte le sue opere e fa ridere di gusto chi sa coglierla. Assolutamente da provare!
5. Pensavo che tra i testi scelti mi sarei innamorata di “Le Notti Bianche”, un libro che era nella mia lista d’attesa da mesi se non anni, ma per quanto mi abbia rapita, non è riuscito a battere l’intensità reale, tangibile, frustrante e riflessiva che ho trovato in “La morte di Ivan Il’ic”. Qual è il tuo preferito tra i tre?
E’ una lotta dura tra questi tre colossi! Li amo tutti e tre per motivi diversi, ma dovendone scegliere uno solo direi “Le notti bianche”. Sebbene io preferisca, in generale, Tolstoj e Bulgakov, “Le notti bianche” è uno dei pochi scritti di Dostoevskij che mi è rimasto nel cuore. Si tratta di un racconto di formazione sentimentale e personale, ma le sue pagine sono impregnate di quel qualcosa tra il romantico, l’ingenuo e il fantastico (quasi fosse un sogno) che me l’hanno fatto amare sempre più ad ogni rilettura. “La morte di Ivan Il’ic” e “Le uova fatali” non rispecchiano, a mio avviso, i migliori Tolstoj e Bulgakov e, quindi, avendo già letto altro di questi autori, non ne sono rimasta colpita al 100%.
6. Se dovessi consigliare un paio di altri romanzi d’ambientazione russa a chi, dopo questi tre testi, volesse continuare ancora in questa esperienza russa, quali titoli daresti?
Mi permetto di consigliare tre titoli, anche se ne avrei molti di più!
- “Padri e figli” di Turgenev. Anche questo è un racconto breve che racconta le differenze generazionali viste dagli occhi di un padre e di un figlio. Le riflessioni dei protagonisti, specialmente quelle del padre, si rivelano molto attuali.
- “Anna Karenina” di Tolstoj. Uno dei romanzi più celebri in assoluto. Io lo consiglio anche solo per l’incipit “Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. E proprio di famiglie, felicità ed infelicità parla il romanzo. Intenso, lungo (bisogna ammetterlo!), attuale e bellissimo.
- “Cuore di cane” di Bulgakov. Un altro racconto breve, molto più bello di quello letto per il gruppo di lettura e più conosciuto. Lo stile di Bulgakov è unico e la sua satira spietata, seppur velata. Da leggere.
7. Ci lasceresti con una citazione a tema?
Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”, direbbe il buon Calvino. Ecco, citazione non fu mai azzeccata! Non vi resta che provare!

E dato che il GdL è stato corredato di post appositi, vi ho lasciato i link per scoprirne di più, dove Antonella ha scrupolosamente collezionato i commenti venuti fuori da questa esperienza in post creati ad hoc sul suo fantastico blog, che naturalmente vi esorto a visitare, seguire, amare e spulciare in ogni sua forma. Ringrazio ancora Antonella per aver partecipato a questo appuntamento di “Iniziare con…”, e ancor di più per tre letture che altrimenti non avrei forse mai scoperto!
E voi, siete pronti per i russi?


P.F. Oltre al fatto che ha concluso con Calvino, come si fa a non sentirsi spronati a cominciare l’avventura russa dopo tanto entusiasmo? Fate sotto anche voi!
P.F.2. (Perché sono prolissa e lo sapete) Un mio commento "a caldo" su La morte di Ivan Il'ic:
"Ero incuriosita dalla presentazione dei personaggi, cercavo di comprendere dove volesse andare a parare e poi all'improvviso è stato tutto lampante. Come una giornata nuvolosa che alla fine decide cosa farne della pioggia che porta con sé. Mi è caduta addosso sempre più forte la consapevolezza del protagonista e assieme tutta la sua paura e frustrazione per l'impossibilità di tornare indietro. L'accettazione spaventata della fine imminente."

lunedì 9 maggio 2016

Joyland - Stephen King

TITOLO: Joyland
AUTORE: Stephen King

TRAMA
Estate 1973, Heaven's Bay, Carolina del Nord. Devin Jones, squattrinato studente universitario, decide durante le vacanze di accettare un lavoro in un luna park. Appena arrivato nel parco divertimenti, popolato da strani personaggi, Dev scopre che il luogo nasconde un macabro segreto: nella Casa degli Orrori si aggira infatti il fantasma di una donna uccisa quattro anni prima in modo decisamente macabro. Per guadagnarsi il magro stipendio, il ragazzo non dovrà soltanto intrattenere i bambini con il suo costume da mascotte, ma anche combattere il male che minaccia Heaven's Bay. E difendere la ragazza della quale nel frattempo si è innamorato.

NELLA TERRA DELLA GIOIA
"Sai cosa vendiamo qui? Divertimento."
Nell'atmosfera del Luna Park ho cercato pagina dopo pagina il brivido di paura che mi aspettavo da un parco dei divertimenti infestato. Ma ecco la sorpresa: il fantasma c'è, ma ai margini della storia. Fa parte del romanzo, questo è ovvio, ma non è un elemento essenziale. Al contrario, qui King non vuole metter paura, e devo ammettere che in un primo momento ne sono stata disturbata (volevo il brivido, la paura, i sussulti!), ma raccontare una storia e signori e signore, lo fa, sempre, immancabilmente, con un talento da narratore. Non si tratta tanto di scrivere un romanzo, quanto di affascinare il lettore, o l'ascoltatore, con dei personaggi a cui ci si affeziona talmente tanto e che si impara a conoscere così profondamente che iniziamo a voler sapere anche se ha mangiato bene a colazione. E non prenderà una congestione con quell'acqua ghiacciata dopo aver ballato nel costume di Howie, la mascotte del Luna Park, per deliziare i bambini urlanti?
Un mistero da svelare traccia le linee guida della narrazione, eppure quello che ho apprezzato di più è l'evoluzione della percezione dell'amore del personaggio.
Le prime pagine si aprono con la scottatura ancora bruciante della prima delusione amorosa, perfino a distanza di anni, quando ormai il passato dovrebbe essere stato archiviato. Sì, probabile, ma il primo amore è pur sempre il primo, il più sciocco, il più appassionato, caratterizzato da una leggerezza che difficilmente si potrà trovare in quelli successivi. Così anche il nostro protagonista cerca di dimenticare il suo amore perduto, con rabbia, delusione, vuoto e incredulità, dedicandosi a verniciare cabine e oliare macchinari. Scoprirà che il primo amore non si dimentica, ma che si può amare in molti modi differenti una volta scoperto questo nuovo mondo di possibilità.

P.F. Aggiungo in calce che si tratta di una lettura davvero molto scorrevole, senza dubbio piacevole, e nient'affatto spettrale. Quindi sì, se volete conoscere King se troppe notti insonni questa potrebbe essere un'altra scelta giusta. Assieme a 22/11/'63

martedì 12 aprile 2016

Il sapore dei libri #2 - Emily Bronte

Emily Bronte e i sapori dello Yorkshire

Eccoci: pronti per il secondo appuntamento della rubrica Il Sapore dei Libri!
Emily Bronte (Thornton, 30 luglio 1818 - Haworth, 19 dicembre 1848) è la seconda delle tre sorelle Bronte, e anche lei, come le altre, ha pubblicato sotto pseudonimo (caratteristica comune anche a Charles Bukowski, autore scelto per il primo appuntamento della rubrica), optando per il nome di Ellis Bell. Ma è anche la quinta di sei figli dei coniugi Bronte, dettaglio che voglio sottolineare perché la sua vena letteraria sembra nascere assieme a quella dei fratelli tramite un gioco, il "facciamo finta di avere ciascuno un'isola". Trovo meraviglioso scoprire dettagli simili nella vita di autori che hanno segnato il cammino letterario dei posteri, mi emoziona soprattutto conoscere come giochi e ambienti familiari o esperienze di vita abbiano lasciato un'orma così vivida nella formazione di simili autori.
Per parlarvi dello stile della Bronte nella sua opera più famosa, "Cime tempestose" (Wuthering Heights, in inglese, il cui suono in questo caso mi sembra più appropriato al vorticoso vento della brughiera) inizierò con una citazione di Virginia Woolf a proposito di questo romanzo: 

Cime tempestose è un libro più difficile da capire di Jane Eyre, perché Emily era più poeta di Charlotte. Scrivendo, Charlotte diceva con eloquenza e splendore e passione "io amo", "io odio", "io soffro". La sua esperienza, anche se più intensa, è allo stesso livello della nostra. Ma non c'è "io" in Cime tempestose. Non ci sono istitutrici. Non ci sono padroni. C'è amore, ma non è l'amore tra uomini e donne. Emily si ispirava a una concezione più generale. L'impulso che la spingeva a creare non erano le sue proprie sofferenze e offese. Rivolgeva lo sguardo a un mondo spaccato in due da un gigantesco disordine e sentiva in sé la facoltà di riunirlo in un libro. [...]  Il suo è il più raro dei doni. Sapeva liberare la vita dalla sua dipendenza dai fatti: con pochi tocchi indicare lo spirito di una faccia che non aveva più bisogno di un corpo; parlando della brughiera far parlare il vento e ruggire il tuono.

"Far parlare il vento e ruggire il tuono".
A parte la line assolutamente poetica, vorrei focalizzarmi proprio su questo. Cime tempestose è un romanzo controverso, perché il contrasto è palpabile. C'è quello che si prova, ci sono i tormenti dell'animo esagitato, e c'è la necessità di agire in un determinato modo, combattendo contro la pulsione interna all'amore e alla felicità. 
Il mondo attorno, la Tempestosa soprattutto, parla, fa da sfondo alla vicenda e risuona come l'eco di fantasmi erranti. Fantasmi, sì, perché la superstizione, il mistero e il brivido non mancano, seppur poetici e non horrorifici. Il romanzo potrebbe perfino rientrare nella letteratura gotica.
Quello tra Catherine e Heathcliff è un amore nero, tormentato, passionale, senza via di fuga che non sia la vendetta e l'eternità di tormenti che, seppur in modo violento, li lega anche dopo la morte.
Siamo davanti ad un romanzo violento. Poetico, certo, ma pieno di rabbia e forza, di un amore inespresso e che si sfoga sulla vita circostante. Un vento che ulula tra i fili d'erba e le chiome degli alberi, e si abbatte con la potenza di un uragano su chiunque provi a fermare la sua corsa.
Lo stile è nero, furioso e intenso. Soprattutto, eterno.

Il romanzo consigliato: naturalmente, Cime Tempestose. Di cui vi riporto la trama:

La citazione
È difficile da spiegare. Ma certo tu hai, tutti hanno idea che ci deve essere, fuori di noi, un'esistenza che è ancora la nostra. A che scopo esisterei, se fossi contenuta in me stessa? I miei grandi dolori, in questo mondo, sono stati i dolori di Heathcliff, io li ho tutti indovinati e sentiti fin dal principio. Il mio gran pensiero, nella vita, è lui. Se tutto il resto perisse e lui restasse, io potrei continuare ad esistere; ma se tutto il resto durasse e lui fosse annientato, il mondo diverrebbe, per me, qualche cosa di immensamente estraneo: avrei l'impressione di non farne più parte. Il mio amore per Linton è come il fogliame nei boschi: il tempo lo trasformerà, ne sono sicura, come l'inverno trasforma le piante. Ma il mio amore per Heathcliff somiglia alle rocce nascoste ed immutabili; dà poca gioia apparente ma è necessario. Nelly, io sono Heatchliff! Egli è stato sempre, sempre nel mio spirito: ma come un piacere, allo stesso modo ch'io non sono sempre un piacere per me stessa,  ma come il mio proprio essere. Così, non parlar più di separazione: ciò è impossibile.
(Vorrei riportare uno dei brani finali che trovo oltremodo splendido, ma non voglio togliervi il gusto di leggerlo durante il romanzo stesso, se ancora non lo avete fatto. Ma vi assicuro: leggetelo, ne varrà la pena!)

Creare un connubio tra un romanzo un po' gotico, complesso e un cibo non è compito semplice. Ma con Chiara e le sue ciliegine rosse e polpette piccanti tutto è possibile! =D

Dopo una partenza con del pane nero di segale, abbiamo virato su degli Yorkshire Pudding, non solo per l'ambientazione, ma anche per il contrasto di colori. Gustiamoli insieme!

domenica 10 aprile 2016

Marzo #3


Il post di Marzo arriva con 10 giorni di ritardo. Il primo volume delle Novelle per un anno di Pirandello è fisicamente ingombrante da portare con me, che nell'ultimo periodo sono sempre fuori casa. Leggere le novelle non mi è sempre possibile e quindi poi sono costretta a recuperare in una domenica come questa.
L'importante è andare avanti però, e apprezzare quello che uno dei più geniali autori italiani ci ha lasciato.

Le nuove novelle lette sono:
1. Il vecchio Dio
2. Con altri occhi
3. E due!
4. Marsina stretta
5. Gioventù
6. Lontano
7. La berretta di Padova
8. Il figlio cambiato
9. Tanino e Tanotto
10. Il dovere del medico
11. Alla zappa
12. Corvo, 77- Asino, 23, Caduta, 80
13. Amicissimi
14. Al valor civile
15. Concorso per referendario al Consiglio di Stato
16. "In corpore vili"
17. Quand'ero matto
18. Un'altra allodola
19. Come gemelle
20. La balia

LA PREFERITA DEL MESE
Questo mese vi parlo di una novella strana, inaspettata, da far sgranare gli occhi. Si tratta di Alla zappa. La storia, in sintesi, è quella di un prete pedofilo, allontanato dalla sua parrocchia e poi perdonato dalla Chiesa, ma non dal padre. La prospettiva della narrazione infatti è proprio quella di quest'ultimo, avvilito e furente per l'orrore commesso dal figlio. Il "turpe delitto sui poveri piccini affidati alle sue cure in quell'orfanotrofio" non viene spiegato oltre, rimane così però, sospeso, una macchia, un'onta sulla famiglia e soprattutto sull'onore del padre, uomo devoto a Dio e alla terra. L'incontro tra padre e figlio è vivido di forza e ira. Non è più un prete, non è più un uomo, si tratta solo di un figlio davanti al padre, che non può che ubbidire e subire la collera che gli piove addosso, l'amara consapevolezza di non essere più degno nemmeno di prendere la zappa tra le mani e lavorare tra i campi.
Si tratta di un quadro in cui LP dipinge la vita onesta e la dignità della gente, dei padri e dei contadini, in cui tocca un argomento spinoso come la pedofilia nel contesto ecclesiastico erigendo a sommo giudice non il Monsignore, ma il padre del colpevole. Lui solo.
Ho trovato un link in cui è presente il testo integrale della novella e ve lo lascio, invitandovi a leggerla e a dirmi cosa ne pensate: Alla zappa - testo completo.

Altre...
Se volete novelle per farvi sorridere: Al valor civile e il Dovere del medico. Ma devo nominare anche una novella lunghina ma molto bella dal titolo Lontano: un marinaio sperduto giunge da un'altra terra fino in Sicilia, non sa parlare, non sa comportarsi, non sa nulla del luogo in cui viene riportato in salute dopo un lungo periodo in fin di vita. Isolato da ciò che lo circonda, in una realtà che non conosce, inizierà a trovare un punto di incontro con la sua giovane infermiera. Ma in una società in cui il comportamento sembra dover sempre rientrare in un casellario già stabilito, lui, il forestiero, l'estraneo, non sa trovare collocazione. Disperato vive una vita che non conosce.

Tematiche ricorrenti
Noto sempre di più che un tema che appassiona particolarmente LP (che ovviamente sta per Luigi Pirandello, un po' come in un libro universitario sono stata bombardata di JP al posto di Jean Piaget) è il tradimento, la possibilità ovvero che il o la compagna della propria vita finisca con l'amare qualcun altro. Come in Con altri occhi in cui il dubbio del tradimento conservato nel cuore per la ex moglie si insinua con il ritrovamento di una vecchia fotografia; in Quando ero matto... dove il protagonista racconta delle sue stramberie una volta rinsavito dalla follia che lo ha dominato per anni, al punto di perdonare il tradimento della moglie senza troppo rancore (una novella che consiglio di leggere, sarà impossibile non mantenere tutto il tempo sulle labbra un sorriso nell'accorgersi di quanto la "follia" non sia altro che sentire con il proprio animo più che lasciarsi condurre dalle convenzioni della società), o in Gemelle dove la doppia relazione del protagonista con la moglie e l'amante sembra a dir poco normale.

I classici
Marsina stretta e La berretta di Padova sono due novelle "classiche" di Pirandello, quelle che di solito, per intenderci, si trovano nelle antologie scolastiche. Se non vi è ancora capitato di leggerle, vi consiglio in particolar modo la prima. Ironica, divertente, appassionata, in pieno stile pirandelliano.

Chicche
"Biografia del figlio cambiato" è il titolo di un saggio di Andrea Camilleri in cui racconta la vita di LP, con una certa voce in capitolo tra l'altro, considerando che i due non solo sono imparentati, ma che lo stile ironico in una lingua di fusione tra italiano e siciliano accomuna i due autori.
(Nel video minuto 1.50 Camilleri racconta il suo primo e ultimo incontro con Pirandello. Un racconto che mi fa venire sempre la pelle d'oca. *___* )

Revisioni
Questo mese tra le novelle scritte tra il 1884 e il 1904 mi sono capitate anche due revisioni: In corpore vili (o nella precedente versione Ravanà (tra una messa e l'altra) e Un'altra allodola (ovvero come scontrarsi contro la realtà sognata e rimanerne delusi).

sabato 19 marzo 2016

Notre Dame de Paris - Victor Hugo : tra pagine e teatro


TITOLO: Notre Dame de Paris
AUTORE: Victor Hugo



TRAMA
La trama questa volta ve la presento così: "è una storia che ha per luogo Parigi, nell'anno del signore 1482. Storia di amore e di passione. Noi gli artisti senza nome, della scultura e della rima, la faremo rivivere da oggi all'avvenire.
E questo è il tempo delle cattedrali, la pietra si fa, statua musica e poesia, e tutto sale su verso le stelle, su mura e vetrate, la scrittura è architettura."
Credo che chiunque abbia un'idea di cosa parli il Notre Dame, in una forma o nell'altra. Quindi passiamo solo alla sua bellezza, con pro e contro di questa esperienza arricchita dallo spettacolo a teatro!


AMMIRANDO NOTRE DAME
Mi è stato consigliato, prestato e "sollecitato", nel senso che dopo le prime dieci pagine già non ne potevo più. Volevo leggerlo e mi ero prefissata di farlo perché il 5 Marzo avrei ricevuto il mio regalo di Natale: due posti per lo spettacolo teatrale del Notre Dame a Milano.
Quindi ok Erika, l'hai voluto tu, ti sei fatta trascinare dalle musiche di Cocciante, dai testi poetici e dai video youtube visti e rivisti e ora non puoi non leggere il libro. La motivazione c'era e per fortuna per quella e per il mio compagno di viaggio, perché altrimenti non sarei mai riuscita ad andare avanti.
Lo scoglio delle prime dieci (o forse anche venti) pagine è davvero arduo da superare, ma ecco che, dopo descrizioni senza capo né coda, lungaggini di cui non si capisce il senso, personaggi che si sa non compariranno mai più di cui ci viene narrato qualunque dettaglio storico inutile, ecco che lì... parte la vera storia.
Spunta fuori il cardinale Frollo, poi Quasimodo e subito dopo Esmeralda, Febo, Fiordaliso. Solo Gringoire era già con noi dalle prime pagine, ma all'inizio ho fatto fatica a immaginarlo come il cantastorie, il poeta, la narrazione stessa della vicenda, perché? Perché in fin dei conti non è affatto così: è un personaggio importante, certo, ma si muove ai margini della storia, con le sue vicende, i suoi problemi e il suo amore per la capra (sembra essere l'unico a non innamorarsi della bella Esmeralda, ma a prediligere la compagnia della sua compagna di danze Djali).


Ci tengo a dire una cosa: a te che mi hai spinto a finirlo, che mi hai regalato i biglietti e mi hai concesso quest'esperienza splendida, grazie! *___*

Nonostante l'inizio, sono più che felice di averlo portato a termine. La vicenda prende, i personaggi sono ben delineati e veri, pieni di passioni, tormenti, desideri e perfino stupidità.
Quasimodo, sordo, quasi incapace di comunicare, che vive del suono delle campane, amiche, amanti, compagne (uno dei passi che descrivono meglio la magnificenza della Cattedrale), chiuso nella consapevolezza del suo aspetto in-umano, ma capace di amare Esmeralda, la prima che gli abbia dimostrato gentilezza, e di venerare Frollo, il suo salvatore. Frollo stesso, dedito agli studi alchemici, che pratica una vita da asceta e che si perde nel turbine senza pace dell'amore carnale che lo consuma dal primo momento in cui posa gli occhi sulla gonna danzante della zingara.
Esmeralda è poco più di una fanciulla, ingenua, speranzosa, piena di fiducia verso il prossimo, seppur in grado di difendersi. Il suo bel viso, il suo corpo sensuale, la sua pelle bruna, incantano e irretiscono qualunque uomo la guardi, ma lei ha un voto: conservare la verginità finché non troverà sua madre, grazie all'amuleto che porta appeso al collo e che funzionerà solo se resterà casta. Ma è giovane, piena di vita, e facile all'innamoramento, soprattutto quando conosce il capo delle guardie. Febo, alto, slanciato, bello come il Sole. Sarà lui l'unico uomo a cui si concederà.
Ma chi è Febo? Vi ricordate la versione Disney de "Il Gobbo di Notre Dame"? Biondo, avvenente, furbo ma leale. Scordatevelo. Il vero Febo sarà anche attraente, ma avevo voglia di prenderlo a schiaffi per tutta la durata del libro. Promesso sposo di Fiordaliso, vuole Esmeralda per pura lussuria (mi è piaciuto un sacco il brano il "Val d'amore" - che ho scoperto Live!), la vuole come è abituata a volere la vittoria sul campo di guerra, nulla di più, perfino il suo nome da gitana non riesce a rimanergli in testa.
Gringoire in compenso mi ha regalato momenti di puro divertimento. Sembra estraneo alla storia ma ci si trova sempre immischiato (e poi secondo me è davvero innamorato della capra!!!).
Un personaggio che non troverete da nessun altra parte, neppure nella rappresentazione teatrale, è invece la donna del "Buco dei Topi", una penitente, che nella vicenda ha un ruolo cruciale. Scopritelo con Hugo anche voi!
Cosa dire invece dell'esperienza teatrale? A parte il fatto che ho continuato a cantare "Questo è il tempo delle cattedraaaaaaaali, la pietra si fa...." per i due giorni seguenti senza pausa, è stato emozionante, splendido, meraviglioso! Il cast è formidabile, avevo i brividi per la maggior parte del tempo. Il corpo di ballo è stato spettacolare e ha regalato emozioni. Molte canzoni riprendono poi le stesse parole dei monologhi del libro, una chicca che ho apprezzato tantissimo!
(Ve lo dico tra parentesi perché mi è piaciuto così tanto che questa voglio che sia solo una confessione un po' giocosa e non rovini nulla alla bellezza della rappresentazione. Shhhh, abbassate la voce. Bene, ora posso dirvelo. Avete mai visto i costumi durante lo scontro tra gli zingari, i cittadini di Parigi e la guardia sotto le porte di Notre Dame? Ecco, come ha detto qualcuno di cui non faccio nome "sembrano dei fricchettoni che combattono contro i ninjia per accaparrarsi il centro sociale". Mai descrizione fu più appropriata! Ma perché le tute grigie e i cappucci calati in testa e le Nike-o-qualcosa-del-genere ai piedi? Perché?! E poi... non sono sicura di questo, ma mi pare di aver notato una certa differenza tra le versioni di Youtube degli scorsi anni e quella vista dal vivo della scena finale. Non ve la descrivo, se non volete vederla e sapere prima di leggere o vedere lo spettacolo non sarò certo io a rovinarvi proprio il finale, ma vi dico che nelle altre versioni ci sono tre-quattro coppie di ballerini che danzano, tutte, sempre. Quando l'ho visto io, una coppia è rimasta stesa in terra, le altre hanno fatto spettacolo. Boh, che si siano addormentati? Non me lo spiego.)
Vi lascio con un video che mi carica molto (assieme a La Corte dei miracoli, ma andate a vedere anche gli altri! Meritano e ve ne ho linkati vari nel post! =D


domenica 13 marzo 2016

Mucchio d'ossa - Stephen King

Titolo: Mucchio d'ossa
Autore: Stephen King


TRAMA
Mike Noonan, prolifico autore di best-seller, non si è mai ripreso dalla morte improvvisa della moglie avvenuta quattro anni prima e da allora anche lo scrivere gli riesce impossibile. nella speranza di dare una svolta alla sua esistenza si reca nella casa di vacanze sul lago dov'era solito andare con la moglie. nel frattempo la ridente cittadina si è però trasformata in un'inquietante località dove si verificano strani fenomeni. come se non bastasse, c'è anche un miliardario, vecchio e paralitico, che fa del suo meglio per rendersi odioso. L'unica nota positiva nella vita di Mike è l'incontro con Mattie e con la piccola Kyra, la figlia di tre anni. Mentre Mike si accorge con sorpresa di essere ancora capace di innamorarsi, viene suo malgrado trascinato in una dimensione ultraterrena, dove in un crescendo di orrore e violenza scopre un tremendo segreto che ha a che fare con una sete di vendetta mai spenta.

VISITANDO SARA LAUGH
Uno scrittore è un uomo che ha insegnato alla sua mente a comportarsi male.
Sì, ho un debole per King. Ma nonostante mi lasci rapire da questo autore dalla penna fredda e raggelante, mi ritrovo spesso a chiudere il libro con un certo senso di insoddisfazione. C’è qualcosa spesso sul finire dei libri di King che mi lascia perplessa, sensazione dovuta perlopiù al fatto che cerchi costantemente di spiegare il paranormale e l’occulto con raziocinanti discorsi iperlogici. Ma anche no…
Eppure qui non lo ha fatto! Per nulla! Ha accettato ciò che di esoterico ha creato e ha lasciato al lettore la libertà di spiegare, se lo desidera, i fenomeni.
Mike ha appena perso sua moglie, scoprendo allo stesso tempo di aver perso con lei la bambina che Jo portava in grembo. Eppure non sono le sole due perdite che si troverà ad affrontare. Con Jo va via anche la sua vena creativa, la sua capacità di scrivere i romanzi che anno dopo anno consegna ai suoi editori.
È così che andiamo avanti, un giorno alla volta, un pasto alla volta, un dolore alla volta, un respiro alla volta. (...) Se scrivi libri lavori una pagina alla volta. Ci distacchiamo da tutto ciò che sappiamo e tutto ciò che temiamo. Studiamo cataloghi, seguiamo partite si football, scegliamo tra Sprint e ATET. Contiamo gli uccelli in cielo e non stacchiamo gli occhi dalla finestra quando sentiamo i passi di qualcuno che si avvicina da dietro; diciamo di sì, conveniamo che spesso le nuvole assumono forme di altre cose, pesci e unicorni e cavalieri, ma alla fine sono solo nuvole e noi riportiamo l'attenzione al prossimo pasto, il prossimo dolore, il prossimo respiro, la prossima pagina. È così che andiamo avanti.
Sopraffatto dalla nostalgia per la moglie scomparsa, incapace di dedicarsi all’unica cosa che da sempre gli permetteva di allontanarsi dal resto del mondo, decide di fare una pausa e recarsi nella casa al lago dove era solito trascorrere le vacanze. Sara Laugh però diventa un rifugio da brividi, da cui non riesce a staccarsi. C’è qualcuno che fa compagnia a Mike in quelle stanze, qualcuno che non è possibile vedere ma che fa risuonare la campanella della testa d’alce appesa nel salotto. “Sono qui, Mike, ciao”, sembra dire. E nel frattempo l’incontro fortuito con Kyra, una dolcissima bambina di due anni, e la sua giovanissima mamma Mattie, spinge Mike sempre più a fondo nell’intrico di vicende che legano gli abitanti della cittadina balneare. 
Il nonno di Kyra la vuole a tutti i costi, intraprendendo contro Mattie una causa legale spietata. Mattie non arretra di un passo. Mike tenta con ogni mezzo di aiutarla.
Tra tentati omicidi, serpentine di misteri che scorrono sotto la città, tuffi nel passato con bambini annegati e spettri che invitano a danzare, Sara Laugh si popola di presenze. Alcune venute ad aiutare e a indicare il cammino, altre a portare a termine una vendetta che dura da generazioni e sta per giungere al termine.
E la convinzione ha un grande valore. Eccessivo, forse, specialmente se si è dotati di immaginazione. Quando una persona fantasiosa finisce in un guaio mentale, la linea di demarcazione tra sembrare ed essere ha la peculiare tendenza a scomparire.
Uno dei più bei romanzi di King, uno in cui c’è la delicatezza di un amore perso e di un affetto ritrovato, in cui la passione per la scrittura si accompagna al terrore della perdita, una storia di fantasmi e vicende di una piccola città. Non posso fare a meno di consigliare “Mucchio d’ossa” agli appassionati di King, o a quelli che ancora non lo conoscono e non sono in cerca di brividi troppo forti.
P.S. Il fatto che io mi emozioni molto di più quando Jo e Mike si scambino battute nel rituale di conclusione di un libro piuttosto che nelle scene di morte o perdita, la dice lunga sulla mia percezione dell’amore. Ma forse dice molto di più sul mio modo di vivere la scrittura. Sono certa che l’avere per protagonista uno scrittore ha giocato in favore del libro fin dalla prima pagina.
 I lettori sono dotati di una fedeltà che non ha confronti in nessun'altra arte creativa.

martedì 8 marzo 2016

Il sapore dei libri #1- Bukowski

Bukowski e il panino 

Ci siamo: il progetto prende forma… e sapore.
La rubrica nasce assieme al blog “Ciliegine rosse e polpette piccanti” con l’intento di unire la passione per la lettura allo squisito piacere del cibo, attraverso consigli mensili: un autore, un libro e attraverso le caratteristiche del suo stile, un piatto da accompagnare alla lettura delle sue opere.
Dal connubio tra letteratura e cucina, vorremmo creare un modo per gustare lo stile degli autori dentro e fuori la pagina.

Questo primo appuntamento avrà il sapore amaro e deciso dello stile di Charles Bukowski.
Heinrich Karl Bukowski (Andernach16 agosto 1920 – San Pedro9 marzo 1994) si è da sempre distinto per il suo linguaggio schietto, spesso scurrile, nudo e crudo. Punta alla verità, brutale e spesso squallida. Attraverso i suoi racconti e poesia dipinge un mondo di degrado, tra acool, droga, sesso e prostituzione, una realtà in cui Bukowski si è tuffato a capofitto e di cui ha narrato il perverso fascino. Questo “realismo sporco” (corrente letteraria in cui senza dubbio rientra questo autore) può non piacere a molti, come spesso non piacciono i sapori troppo forti, quelli un po’ unti, da strada, magari innaffiati da litri di birra e consumati all’ombra di un portone, seduti su un marciapiede o i gradini di qualche vecchio palazzo, ma è senza dubbio un modo di narrare che lascia il segno. Tra una sigaretta e un altro sorso, trova posto un piatto che ha il gusto dello stile di Charles.

La ricetta
Ho conosciuto Chiara durante la Triennale in Psicologia e fin da quando ha aperto il blog con un'altra nostra amica ho seguito le sue carrellate di ricette sempre originali e assolutamente deliziose. L'idea di creare questa rubrica mi frullava in testa perfino prima della nascita della Spaccialibri, ma ora, grazie a Chiara, è diventata una realtà. La sua prima ricetta dedicata a "Il sapore dei libri" è un piatto semplice, sfizioso, grondante salse e naturalmente perfetto in compagnia di una buona birra ghiacciata. Ecco a voi il Cheeseburger con Bacon e patate dolci fritte
(Tra l'altro uno dei suoi romanzi si intitola "Panino al prosciutto").

Consigli di lettura:
1. E così vorresti fare lo scrittore? (raccolta di poesie)
2. Pulp (romanzo) Nick Belane è un investigatore privato che porta piuttosto male i suoi 55 anni: non c'è da stupirsi considerando il tipo di vita che conduce: giocatore sfortunato, perennemente al verde, quasi alcolista, in sovrappeso e coinvolto suo malgrado in casi assurdi. Il breve romanzo si svolge a Los Angeles e propone un intreccio di indagini, affidate a Nick Belane, e allucinanti personaggi come la Signora Morte o l'aliena Jeannie; filo conduttore sembra essere Barton, personaggio che raccomanda Nick facendogli arrivare diversi clienti e gli commissiona la ricerca di un misterioso "Passero Rosso". Le indagini si snodano tra bar, locali, motel: soste obbligate per Belane che rimanda così quanto più possibile gli impegni per sprofondare in una falsa autocommiserazione; nonostante questo o forse proprio per questo Nick rimane il "detective più dritto di Los Angeles".

La citazione
Vi lascio con una citazione tratta da “E così vorresti fare lo scrittore?”, un brano di cui mi sono subito innamorata. Un piccolo promemoria per chi ama scrivere.

Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo.
A meno che non ti venga dritto dal
cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.
Se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla 
macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.
Se lo fai per soldi o per
fama,
non farlo.
Se lo fai perché vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.
Se devi startene lì a 
scrivere e riscrivere,
non farlo.
Se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
Se sta cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.
Se devi aspettare che ti esca come un
ruggito,
allora aspetta pazientemente.
Se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos'altro.
Se prima devi leggerlo a tua moglie 
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno
non sei pronto.
Non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono e noioso e
pretenzioso, non farti consumare dall'auto-
compiacimento.
Le biblioteche del mondo hanno
sbadigliato
fino ad addormentarsi
per tipi come te.
Non aggiungerti a loro.
Non farlo.
A meno che non ti esca
dall'anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all'omicidio,
non farlo.
A meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.
Quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da sé
e continuerà
finché tu morirai o morirà in te.
Non c'è altro modo.
e non c'è mai stato.

sabato 5 marzo 2016

Le notti bianche - Fedor Dostoevskij

TITOLO: Le notti bianche
AUTORE: Fedor Dostoevskij

TRAMA
Quattro notti e un mattino per raccontare una storia che si muove al buio e nella penombra della coscienza. Un giovane sognatore, abituato a nutrirsi di sentimenti e impressioni, incontra nella notte una ragazza piangente e sola che sarà per lui l'appiglio verso il concreto mondo diurno. La città di San Pietroburgo saprà cullare nel suo bianco silenzio questa storia a due voci, fatta di confidenze notturne, attese e speranze e il mattino, al risveglio, rimarrà quello strano sapore in bocca, quella domanda di realtà inevasa: nelle notti bianche, negli improbabili intrecci e nei sussurri furtivi di due ipotetici amanti, qual è il vero confine del sogno?

A SPASSO NELLE NOTTI
Io sono un sognatore; ho vissuto così poco la vita reale che attimi come questi non posso non ripeterli nei sogni.
Avevo voglia di leggere “Le notti bianche” da molto tempo, ma l’occasione propizia si è presentata quando il blog di If you have a gardenand a library, you have everything you need (che vi consiglio di visitare e seguire!) ha organizzato un Gruppo di Lettura a tema russo (#GdLclassicirussi).
Il primo libro selezionato è stato appunto “Le notti bianche” e inizio subito con il dirvi che sono più che felice di aver iniziato questo progetto di avvicinamento alla letteratura russa!
"E vi fa pena che quella bellezza apparsa per un attimo sia svanita così in fretta e così irrevocabilmente e che, ingannevole e vana, abbia brillato davanti ai vostri occhi lasciandovi il rammarico di non aver fatto in tempo ad innamorarvi di lei..."
“Notti bianche” si è rivelato un romanzo scorrevole, avvolgente, delicato. Lo si legge in un paio di giorni, anzi, lo si divora, perché il ritmo incalzante non ti permette di allontanarti dalla pagina.
La narrazione segue lo scorrere delle quattro notti in cui il protagonista incontra, conosce e poi frequenta una giovane donna, Nasten' ka (diciassettenne, ma si sa, la soglia tra ragazza e donna è stata posposta negli anni).
Piange, la prima notte in cui si incontrano, sul fiume, in silenzio, con il cuore affranto a causa dell’amante scomparso. Nasten' ka è in attesa che l’uomo che ama torni da lei, che mantenga la promessa che li lega, ma nel frattempo la sua conoscenza con il nostro protagonista diventa più di un’amicizia indissolubile, diventa amore, un amore puro, di comprensione, di affinità e aiuto reciproco.
In attesa del ritorno dell’amato, cosa accadrà?
Nella stanza si è fatto buio; nella sua anima c'è un senso di vuoto e di tristezza; un intero reame di sogni è crollato attorno a lui senza lasciar traccia, senza rumore e fragore, è balenato come una visione notturna e nemmeno lui ricorda che cosa abbia sognato. Ma un'oscura sensazione che gli fa leggermente dolere e palpitare il petto, un nuovo desiderio stuzzica ed eccita seducentemente la sua fantasia evocando inavvertitamente un intero sciame di fantasmi.
Il protagonista è un sognatore che non riesce a vivere tra la gente, che preferisce rifugiarsi nella propria fantasia, ma si domanda, consapevole dei rischi, che senso abbia poi la vita se vissuta solo nel proprio immaginario. Ma è solo conoscendo Nasten' ka che riesce ad aprirsi ad un altro essere umano, a vivere un’esperienza di relazione con l’altro, nel mondo vero, sotto la luce dei lampioni delle notti di Pietroburgo.
Ed è solo vivendo così, realmente, immersi nel mondo, nella vita, nell’altro, portando con sé i propri sogni, ma lasciando che qualcuno possa condividerli con noi, che si può raggiungere anche solo un puro attimo di felicità, quell’attimo per cui valga la pena vivere.
Avrei una disperata voglia di raccontarvi il finale, ma mi astengo dal farlo, vi consiglio di leggerlo però e di lasciarvi trasportare in questa realtà onirica e profonda che Dostoevskij ha ricreato su carta.
Quindi ringrazio Antonella, la blogger del blog di cui sopra per avermi dato l’opportunità di scoprire questo squarcio di bellezza in un’opera che aspettavo di leggere.
Dove hai seppellito il tuo tempo migliore? Hai vissuto, oppure no? Guarda, ti dici, guarda che freddo fa nel mondo. Passeranno ancora gli anni e al loro seguito giungerà la tetra solitudine, giungerà la tremolante vecchiaia col bastone, e dietro a esse l'angoscia e lo sconforto. Impallidirà il tuo mondo fantastico, morranno, appassiranno i tuoi sogni e cadranno a terra come le foglie ingiallite cadono dagli alberi...

P.F. (che sta per POSTILLA FINALE, dato che ormai ci sono quasi sempre nelle “recensioni” che scrivo) Ho notato una valanga di avverbi in –mente disseminati ovunque, ma davvero tanti, incredibilmente, sorprendentemente, assurdamente tanti! Non li amo, e credo che andrebbero evitati, se non strettaMENTE necessari. Ma a quanto pare a Dostoevskij piacevano un bel po’, quindi li accettiamo così come vengono! (Anche se avevo voglia di depennarli uno ad uno, peccato leggessi sul Kindle!)

P.F.2 Il romanzo prende il nome dal periodo dell'anno noto appunto come “Notti bianche”, durante il quale, nella Russia del nord, inclusa la zona di San Pietroburgo luogo di ambientazione della vicenda, il sole tramonta dopo le 22.


lunedì 29 febbraio 2016

Febbraio #2

Pirandello regala un ventaglio di personaggi e di scenari, spingendo il lettore al confronto con la vita vera, quella che si cela dietro la faccia-facciata che ciascuno di noi porta sul volto ogni giorno. Quali pensieri si nascondono dietro un sorriso? Quali paure albergano nel cuore di uomo o di una giovane fanciulla? Quali follie è spinto a commettere chi non vede altra salvezza?
  1. Il marito di mia moglie
  2. Un invito a tavola
  3. Un’altra allodola
  4. La paura
  5. “Vexilla regis…”
  6. Il giardinetto lassù
  7. Pallottoline!
  8. Disdetta
  9. La scelta
  10. Padron Dio
  11. Dono della Vergine Maria
  12. Salvazione
  13. Alberi cittadini
  14. Lumìe di Sicilia
  15. Prima notte
  16. La levata del sole
  17. Nenia
  18. Il vitalizio
  19. Prudenza
  20. Notizie del mondo

Questo mese per me è stato segnato dal lutto, dalla perdita di un pilastro che ha lasciato un calco nella mia vita, e credo sia inevitabile che quando si verificano eventi del genere ciascuno di noi sia portato a riviverli e rileggerli in ogni aspetto della propria quotidianità. Ho rivisto l’ultimo saluto, l’abbandono, la fine di una vita, anche in queste pagine pirandelliane, che soprattutto in alcuni momenti, mi sono parse forse perfino più malinconiche di quanto avesse avuto intenzione l'autore. Ma si sa, ciascuno legge il mondo esterno con il potente filtro del proprio mondo interiore.
Ecco spiegato allora perché quelle di questo mese saranno più che altro riflessioni sulla perdita e sul vivere fino all’ultimo istante gli affetti che ci circondano.

LE PREFERITE DEL MESE
Ottenute l'elemosina in natura, si allontanava; e, andando, riconosceva qua e là per la campagna gli alberi che avrebbero dovuto esser suoi: suoi, perché quell'ulivo, quel ciliegio, quel nespolo, quel melograno erano nati per lui che tant'anni addietro, passando, aveva scavato e buttato il seme alla terra; e la terra, ecco, gli aveva dato l'albero; lo aveva dato a lui... Perché la terra sa forse a chi appartenga?
Mi sono innamorata di questa citazione, soprattutto della sua conclusione, tratta da Padron Dio. Avete mai provato a piantare un albero, ad attendere che cresca? In questa novella si sente tutta la meravigliosa magia della rinascita, della capacità di donare vita che possiede la terra, ignara del suo padrone, che risponde solo alla vita con altra vita. 
Quelle di questo mese sono storie che riguardano la vita nei campi, il lavoro della terra, il desiderio di morte e di abbandono che si trasformano in occasioni di riscoperta, anche solo per veder sorgere la propria prima alba.
Un'altra novella che vi consiglio di leggere è Il giardinetto lassù – un anziano signore non riesce più ad uscire di casa, vive seduto sulla sua poltrona, incapace ormai di reggersi sulle proprie gambe e piegare il corpo nella rincorsa necessaria per scavare e lavorare la terra. La sua gioia si condensa in un unico spiraglio di aria aperta, di vita dei campi, che riesce a scorgere guardando dalla sua finestra: ecco infatti che su un terrazzo vicino si eleva un bellissimo albero, forte, alto, robusto, fiorito. Un albero in cui si concentrano le speranze di una vita, attraverso cui è possibile rievocare memorie di un sé più robusto e vitale, un sé in grado di affrontare le perturbazioni dell’ambiente e superarle. Ma quando anche quell’albero viene fatto crollare sotto il peso di un’altra dimora l’uomo crolla nella più tetra disperazione. Sono nuove vite quelle che si erigono fiere sopra un residuo di vita passate, ignorando ciò che già c’era, dimenticando i segni delle precedenti generazioni. Sarà solo la speranza di creare un piccolo giardino al Campo Santo che porterà l’anziano a vivere quegli ultimi giorni come una promessa di eternità, la consapevolezza forse che lasciare un segno su questa terra possa essere l’unico vero modo di diventare immortali.
Questa stessa speranza è quella che spero di aver lasciato, negli ultimi momenti, a mia nonna. Questa è la mia visione di immortalità.

Indicazioni utili: Il protagonista de "Il giardinetto lassù" viene ripreso con una delicatezza e malinconia anche ne "Alberi cittatini", uno scorcio di vita all'interno dei centri abitati. Leggetele entrambe, in quest'ordine.
Dalle finestre delle case i bambini assistevano sorridendo, stordii, a quel passerajo fitto, continuo, assordante. Talvolta un vecchietto si affacciava alla finestra e batteva due volte le mani: allora, d'un tratto, come per incanto, tutto l'albero taceva, esanime. 
Espressioni gergali:
... Le donne provavano ora per lui un curioso sentimento, che un po' le irritava sotto sotto, e un po' le faceva sorridere di nascosto [...]. Nessuna punta di spregio in quel sentimento, chè anzi erano disposte a riconoscergli una certa furberia per aver dimostrato di comprendere ciò che di solito la cara minchionaggine degli uomini non comprende: che, cioè, quello che esse danno, e che per gli uomini è tanto (tanto che perfino ci fanno le pazzie), per loro è meno che niente, anzi il loro stesso piacere. 

sabato 20 febbraio 2016

Almost Blue - Carlo Lucarelli

TITOLO: Almost Blue
AUTORE: Carlo Lucarelli

TRAMA
Nessuno vuole ammetterlo ma a Bologna c’è un assassino seriale: è l’Iguana, che assume di volta in volta l’identità delle sue vittime, per sfuggire alle “campane dell’Inferno” che gli risuonano nelle orecchie. Tocca a Grazia cercare di prenderlo, e più delle sofisticate tecnologie che usa, le servirà l’intuito e la capacità di ascolto di Simone, cieco dalla nascita. Mentre cacciatore e preda si scambiano continuamente i ruoli, vediamo la scena ora con gli occhi attenti e ansiosi di Grazia, ora con lo sguardo febbricitante e doloroso dell’Iguana, o la percepiamo come un concerto di suoni e voci, un complicato e fantastico arabesco mentale, quando la soggettiva è di Simone. E la città che così prende forma sotto i nostri occhi, fitto reticolo di trame e ossessioni, è insieme la sorprendente megalopoli italiana che si stende su tutta l’Emilia, e anche il teatro magico dove tutte le storie possono accadere.
Un thriller nervoso e impeccabile, una storia d’amore e di solitudine, una scrittura che sa dosare tensione emotiva e colpi di scena: il romanzo più maturo di un maestro del nuovo noir italiano, che Alessandro Baricco ha indicato come uno dei più promettenti scrittori della sua generazione.

NELLA CITTÀ CHE NON È COME LE ALTRE CITTÀ

Questa città, le aveva detto Matera, non è come le altre città. Perché non è soltanto grande, è anche complicata. E contraddittoria. Se la guardi così, camminandoci dentro, Bologna sembra tutta portici e piazze ma se ci vai sopra con un elicottero è verde come una foresta per i cortili interni delle case che da fuori non si vedono. E se ci vai sotto con una barca è piena d’acqua e di canali che sembra Venezia. Freddo polare d’inverno e caldo tropicale d’estate. […] Tortellini e satanisti. Questa città non è quello che sembra, ispettore, questa città ha sempre una metà nascosta.
Bologna ha una vita nascosta anche, una comunità che costituisce una città a parte, una realtà parallela: la città degli studenti. Fuorisede soprattutto, come me. Studenti che entrano ed escono da case sovraffollate a qualunque ora del giorno e della notte, che si ritrovano, che ridono, che studiano e che non destano sospetti qualunque cosa facciano, perché a Bologna un po’ tutto è concesso. In questa città parallela, la città Universitaria, si aggira l’Iguana.
Avrei voluto leggere “Almost Blue” tutto d’un fiato, in una giornata, massimo due, perché  è un libro breve, scorrevole, un giallo che va vissuto al ritmo della scoperta. Poi però, come spesso capita, la vita ha piani diversi per i nostri progetti, così ho concluso la lettura dopo una settimana ed è giunta l’ora di alcune rapide riflessioni.
La storia di per sé non è nulla di sorprendente, un assassino, un’agente di polizia, un testimone e una un po’ impacciata caccia all’uomo, ma ci sono delle chicche molto piacevoli. Tanto per dirne una, Lucarelli ha pensato bene di narrare la storia tramite cambi di prospettiva: abbiamo quella di Grazia, la poliziotta che lavora al caso (originaria della provincia di Lecce e trasferitasi a Bologna: sì, questa assonanza autobiografica mi è piaciuta!); poi quella di Simone, il ragazzo cieco che è stato a suo modo testimone di uno degli omicidi del serial killer; e infine la prospettiva dell’Iguana, l’assassino.
L’Iguana soffre di un evidente disturbo mentale, e non si limita ad uccidere le proprie vittime, se ne impossessa, cambiando pelle e forma, cercando di diventare come loro pur di non essere se stesso.
Simone d’altra parte non può vedere il mondo, ma questo non gli impedisce certo di percepirlo. La sua descrizione della realtà è ciò che più ho apprezzato in questo libro. Simone sente il mondo tramite odori e colori, colori che non sono immagini come le nostre, ma che sono suoni. Il verde ad esempio è qualcosa che ha delle r, qualcosa di freddo, spiacevole. Il blu invece è caldo, avvolgente. Grazia è blu, quando la sente per caso tramite lo scanner con cui ispeziona la città di Bologna, uscendo tra la gente pur rimanendo confinato nella sua mansarda.
A parte l’Iguana non credo che i personaggi siano molto ben costruiti e alcuni passaggi sono un po’ lasciati al caso, quasi vi sia poca concretezza. Anche nella trama si accenna ad una storia d’amore, non faccio spoiler anche se è facilmente intuibile, però vi posso assicurare che questo fantomatico amore è del tutto casuale e improvvisato. Se non ai fini di arricchire la trama non ha nessun senso a livello dei personaggi (o forse solo unidirezionalmente). Dell’Iguana invece veniamo a conoscere il passato e le possibili origini del suo delirio, finiamo con il comprendere le sue ragioni e la sua necessità di sfuggire alle campane dell’Inferno che gli martellano in testa.
Nel complesso credo valga la pena leggerlo solo per le descrizioni di Simone, ovvero di come si può conoscere la realtà attraverso una sensibilità ben diversa da ciò che solitamente usiamo per muoverci nel mondo.
Infine vi lascio il link ad Almost Blue, il brano di Chet Baker, così Blu, così caldo, sul quale si muove questo romanzo e sulle cui note ho scritto queste parole.



P.S. Ogni tanto queste postille finali sono necessarie per le annotazioni extra. Se avete una copia Einaudi andate a pagina 57, se non avete questa edizione cercate la descrizione (iniziale) di una foto che Grazia vede tornata a casa. Ho riletto questo brano varie volte, e confermo: mi sembra sempre molto brutto! Non per la foto, ma proprio per lo stile adottato. Unico neo nella narrazione per fortuna.

P.P.S Le foto sono realizzate davvero a Bologna, all'ombra dei portici sotto i quali passo tutti i giorni. La chicca aggiuntiva è stata trovare tre agenti di polizia, di cui una donna, proprio mentre scattavo la foto!

lunedì 15 febbraio 2016

Iniziare con... Hermann Hesse

INIZIARE CON …
HERMANN HESSE


Oggi parliamo di una questione che mi anima particolarmente: il caso di Siddharta ed Hermann Hesse. I lettori che si sono cimentati con questo autore per la maggior parte hanno letto il classico tanto pubblicizzato ed esaltato “Siddharta”. Un bel libro, sicuramente, ma a mio personale avviso non il migliore di Hesse. Magari un’altra volta vi spiegherò il perché di questa opinione e cosa invece adoro di questo autore, ma per ora vi dico che NON consiglio Siddharta per iniziare con Hesse, ma altri tre romanzi così meravigliosi da far venire le lacrime.


1. Narciso e Boccadoro – lo spirito di Hesse

L’amicizia è il collante tra due figure apparentemente differenti: Narciso, pacato e riflessivo, impegnato nella sua brillante carriera religiosa, che vive una vita monastica al riparo dal mondo reale; e Boccadoro, un artista geniale, che viaggia per il mondo, ammaliato dalla bellezza, alla ricerca del volto della Donna per eccellenza, rapito perdutamente dalla vita, nella sua caducità e nel suo incanto.
Un incontro tra spirito e corpo, tra le incarnazioni di Dioniso e Apollo, tra due realtà che possono sembrare opposte ma che si fondono nella ricerca di un senso più vivo e profondo della propria esistenza.
"Non è il nostro compito quello di avvicinarci, così come non si avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra méta non è di trasformarci l'uno nell'altro, ma di conoscerci l'un l'altro e d'imparar a vedere ed a rispettare nell'altro ciò ch'egli è: il nostro opposto e il nostro complemento." 

2.  Il lupo della steppa – solo per pazzi

Ho amato Narciso e Boccadoro, ma Il lupo della steppa rimarrà per me un capolavoro indiscusso, un libro che apre le porte dell’animo più tormentato e permette di precipitare in un’esistenza di realtà, di vita, di deliri e amori. Come altri romanzi di Hesse ha la brillantezza dell’oro e la consistenza del suo bagliore. Viene voglia di allungare la mano per poter toccare un simile splendore, ma quando ci si avvicina troppo si cade come nella tana del Bianconiglio e si finisce nel labirinto confusionario della nostra anima.
Il protagonista è uno spirito sensibile, alla ricerca del sublime, che fa fatica a vivere nel mondo reale, tra la gente, fa fatica perfino a prendersi cura di sé come essere umano in carne ed ossa, finché l’incontro con Erminia non lo travolge con forza e viene sospinto del Teatro solo per pazzi che rappresenta il vero nodo cruciale della trama. Sulle vicende aleggia un libretto, divorato con foga e trovato per caso, “Il lupo della steppa”.
“Per poter arrivare a questo scopo o poter addirittura tentare il balzo nell’universo, questo lupo della steppa dovrebbe trovarsi una volta di fronte a se stesso, dovrebbe vedere il caos nella propria anima e arrivare finalmente ad una perfetta coscienza di sé. Gli si rivelerebbero allora la sua esistenza problematica in tutta la sua immutabilità e non gli sarebbe più possibile rifugiarsi continuamente dall’inferno degli istinti nelle consolazioni sentimentali e filosofiche e da queste ancora nella cieca ebbrezza della natura lupina. Uomo e lupo sarebbero costretti a riconoscersi a vicenda senza false maschere sentimentali, a guardarsi apertamente negli occhi. Allora o esploderebbero o si staccherebbero per sempre, sicché non ci sarebbe più il lupo della steppa, o concluderebbero alla luce dell’umorismo nascente un connubio di convivenza.”

3. Storie di vagabondaggio – per i viaggiatori

Vagabondo è Hermann Hesse, è Siddharta, è Boccadoro e il lupo della steppa. È una figura ricorrente, uno stile di vita. 
Sono amanti della natura, del paesaggio, di ogni albero, sentiero e nuvola incontrati lungo il cammino, ma soprattutto sono amanti del viaggio in sé, simbolo di ricerca e desiderio di conoscenza.
“Storie di vagabondaggio” è una raccolta di racconti:
·       Voglia di viaggiare
·         Vagabondaggio
·         Pellegrinaggio d’autunno
·         Knulp
che ho letto di volata durante un viaggio in treno, perfetto per l’occasione, ma sarebbe stato ancora meglio leggerlo durante un viaggio on the road o durante le soste di un’avventura in tenda. Ma a prescindere da dove lo si legga, è un libro che ti porta a viaggiare, a sentire i profumi del vento e della terra, a cogliere la bellezza della scoperta degli incontri, fugaci ed eterni. Una raccolta non solo di racconti di viaggi, ma di ricordi.

Due persone possono andare d'accordissimo, parlare di tutto ed essere vicine. Ma le loro anime sono come fiori, ciascuno ha la sua radice in un determinato posto e nessuno può avvicinarsi troppo all'altro senza abbandonare la sua radice, cosa peraltro impossibile. I fiori effondano il loro profumo e spargono il loro seme perché vorrebbero avvicinarsi, ma il fiore non può fare niente perché il seme giunga nel posto giusto; tocca al vento che va e viene come vuole. (da Knulp, storie di un vagabondo).
Avete trovato il libro che fa per voi? Fatemi sapere!

domenica 7 febbraio 2016

La fotografa


Avrete notato (suppongo, credo, spero...) che le foto presenti su La Spaccialibri sono homemade, ma la vera domanda è; REALIZZATE DA CHI?
Dato che oggi è il suo compleanno, colgo l'occasione per ringraziarla e presentarvela, con questo post dedicato a lei del tutto a sorpresa (la scelta della foto iniziale - una di quelle stupide che ci si manda tra sorelle - fa capire quando lei sia del tutto all'oscuro della faccenda).
Si tratta, niente popò di meno che della mia sorellina (maggiore, ma è sempre sorellina!). Nonostante la distanza dei chilometri che ci separano, siamo sempre affiatate e questo progetto bloggheriano è un'occasione per divertirci assieme. Dalle Barbie ai blog librosi!

Cristina è un po' matta, estremamente dolce, sollecita e prodiga nell'aiutare gli altri, e se quell'altro è sua sorella poi non c'è spazio per i tentennamenti. Amante della fotografia, appassionata di libri, viaggiatrice musicale.

Ecco a voi il suo Profilo.

IDENTIKIT DELLA FOTOGRAFA
Nome: Cristina, Cri, Fanfullicchia, Crichi.
Età: 31, oggi!
Segni distintivi: occhi enormi, labbra carnose, il sorriso più ampio e brillante che si sia mai visto.
Genere letterario: romanzi che diano la speranza nella possibilità di trovare l'anima gemella (sì, siamo molto diverse, e non solo in fatto di libri).
Autore preferito: Nicholas Sparks.
Professione informale: "regalatrice" di libri compulsiva per la sottoscritta (quanto la adoro! *___*)
Genere musicale: bella musica, non è schizzinosa, ascolta qualunque cosa la faccia emozionare.
Fotografia: incuriosita da sempre da questo mondo, ha sempre provato a cimentarsi, poi l'anno scorso ha fatto un salto di qualità seguendo un corso di fotografia e ora eccola qui, che offre a voi e a me immagini librose per arricchire l'atmosfera.

Potete seguirla su Instagram, dove pubblica aggiornamenti e foto della Spaccialibri, oltre che foto per varie Challenge librose. La trovate sotto l'account di C_r.i_s.t_i.n_a (Cristina Scarano).

Detto ciò, BUON COMPLEANNO CRI! E grazie per tutto quello che fai per me. Un abbraccio, un bacio, un altro abbraccio, uno strapazzamento di coccole.

N.B. Perdonami Crichi per la prima foto, ma mi fa troppo ridere e rende bene la tua follia! XD



domenica 31 gennaio 2016

Gennaio #1

“Novelle per un anno” nasce, nella mente di Luigi Pirandello, come un progetto ambizioso. L’idea infatti è quella di raccogliere tutte le novelle scritte nell’arco di una vita e sparpagliate su periodici, giornali e altre mini raccolte pubblicate dall’editore Treves, in una mega edizione di 12 volumi (uno per ogni mese dell’anno) contenente ciascuno 30 novelle (o in alcuni casi 31) per un totale di 365, una per ogni giorno dell’anno. In realtà poi Pirandello non ha mai compiuto l’intento, o non aveva ben calcolato quante ne avesse realmente scritte (negli stessi anni in cui ebbe questa brillante idea era infatti super impegnato come drammaturgo e si dedicava prevalentemente al teatro).
Insomma, non ne abbiamo 365, ma ne abbiamo tante (241 + 15 postume)! Anni fa ho acquistato una splendida edizione con cofanetto di “Tutte le novelle”, ed ecco giunto il momento di iniziare questa sfida alla scoperta degli squarci di realtà ingranditi dalla lente abile di uno degli autori italiani che apprezzo di più.
Essendo quindi 256 novelle dovrei leggerne circa 21 al mese per essere in pari e concluderle nell'anno.

Le novelle lette questo mese sono:
  1. Capannetta. Bozzetto siciliano
  2. La ricca 
  3. Se…
  4. Le tre carissime
  5. I galletti del bottajo
  6. L’amica delle mogli
  7. L’onda
  8. La signorina
  9. Ravanà (tra una messa e l’altra)
  10. Il “no” di Anna
  11. Dialoghi tra il Grande me e il piccolo me
  12. Il nido
  13. La paura del sonno
  14. Chi fu?
  15. Sole e ombra
  16. Visitare gl'infermi
  17. Natale sul Reno
  18. Sogno di Natale
  19. Le dodici lettere
  20. Creditor galante
  21. Il dottor Cimitero
Per queste prime novelle sembra esserci, almeno nella maggior parte dei casi, un filo conduttore: vicende amorose, potenziali matrimoni, delusioni e disillusioni. Alcune mi hanno particolarmente colpito e quindi vi parlerò brevemente di queste.
Se ne La ricca il rifiuto della protagonista al pretendente per lungo tempo amato avviene solo quando non si sente più sua eguale a causa di disgrazie finanziarie, Il “no” di Anna arriva inaspettato quando scopre di non essere che un ripiego amoroso, di non essere stata la prima e unica donna amata. Sono figure femminili molto differenti, la prima orgogliosa e appassionata, la seconda un po’ sciocca e frivola, ma entrambe spinte dalla volontà di essere amate per ciò che sono, sentendosi nulla di meno dell’uomo che dovranno avere accanto per il resto della vita. Ci sono amori che finiscono in tragedia (Se…) e amori che diventano eterni proprio perché mai vissuti (L’amica delle mogli), ma anche amori che si coronano per poi, con il passare del tempo, subire una forte disillusione quando ci accorge che l’oggetto amoroso non è più splendido come appena colto (L’onda).
“Se follia c’è, è questa la mia follia… Posso veder tutto ciò che sarebbe stato, se quel che è avvenuto non fosse avvenuto. Lo vedo, ci vivo; anzi, vivo lì soltanto… Il se, insomma, il se, capisci?”
Di carattere più onirico e spettrale invece le novelle La paura del sonno, dove una donna data per morta si risveglia mentre viene condotta al cimitero, e Chi fu? in cui l'assassino si rivela essere un fantasma che ha iniziato a vivere solo dopo aver spirato.

LE PREFERITE DEL MESE
Tra le preferite di questo mese senza dubbio: Le tre carissime e L’amica delle mogli. Fresche, vivaci, allegre, donne che, come detta l’epoca, puntano al matrimonio, ma sanno con esattezza cosa fare per non abbassarsi ad elemosinarlo e raggiungere la propria indipendenza. Chi vivendo delle proprie passioni, chi conquistando l’amore eterno di ciascuno degli spasimanti ora sposati.
Ecco quindi uno stralcio tratto da Le tre carissime che a mio avviso permette di vedere dietro le imposte chiuse, dentro l’anima di ciascuno, uno slancio di cruda realtà che per Pirandello non può essere imbrigliato per sempre.

Ci vengono effettivamente dalla società un buon numero di leggi e regolamenti, che dovrebbero tenere a freno questa mala bestia che si chiama uomo. Da secoli la società si industria a insegnarle la creanza, a farle dire per esempio: Buon giorno o buona sera; ad andar vestita decentemente per via, dritta su due zampe soltanto, ecc. ecc. Ma ogni tanto la mala bestia ne fa qualcuna delle sue. Che è che non è, ce la pigliamo con la società, come se da essa ci venisse il danno, solo perché abbiamo voluto costringerla a imporre alla natura certi doveri, che questa poi non vuole né riconoscere né rispettare. Quasi che una donna non possa amare neanche per isbaglio un altr’uomo che non sia precisamente suo marito, solo perché dalla società le si è fatto dire che una moglie non deve. La società poverina, lo dice e lo impone; ma che colpa ha, se la natura poi se ne ride?
Curiosità:  L'amica delle mogli venne rappresentata per la prima volta a teatro nel 1926, dove Marta, la protagonista, venne interpretata da Marta Abba, amica, musa e presunta amante di Pirandello (i due comunicarono assiduamente, raccogliendo un epistolario di circa 500 lettere donato all'Università di Princeton e pubblicato integralmente nel 1994).

Modi di dire: Da qualche tempo ho scoperto l'esistenza di un modo di dire che mi fa alquanto ridere. Ovvero "d'Egitto", per indicare qualcosa di assurdo, poco credibile. Dopo mesi di battibecchi sulla questione con la persona che me l'ha fatto scoprire (anche lui amante di Pirandello), ora devo ufficialmente ammettere la sua esistenza. Se lo usa anche il nostro Luigi sarà pur vero!


Indicazioni utili: le novelle dedicate al Natale, leggetele a Dicembre, non a Gennaio, l'atmosfera di festa le renderà più vivide.